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Rumore Bianco

di C. L. Stiglitz

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Le compagnie, le esperienze, i ricordi fanno rumore, specialmente durante il loro svolgersi. Le poesie di questa raccolta sono figlie, ognuna, di una canzone, di un periodo e di una serie di stati d’animo: la prima, di volta in volta, è messa in mostra accanto alla lirica, colei che deve occuparsi di trasmettere le restanti componenti; trasmettere “rumore bianco”, interferenza durante il ricordo, con al suo interno tutti i colori di una mente in subbuglio. Le poesie (eccezion fatta per la sezione “tanka”) sono scritte con schema e metro libero, con stile ermetico-onirico. Ad incorniciarle, un racconto breve sviluppato in due parti, la prima flashback “distorto” della seconda.

L’eclissi

 

Fumo a farmi compagnia

fra le crepe della città

 

Nebbia dalle sclere

degli sguardi inesistenti

copre aurore

soli e lune

fra i rottami

 

Prendono vita

 

Prendetemi

e senz'anima vi seguirò

nell'incolore

 

Prendetemi

i discorsi inconsistenti

a farmi compagnia

fra i marciapiedi curati

 

Ho sentito rumore di passi

e non so nemmeno

se è notte o giorno

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