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La Saggezza dei Corpi

di M. Campi

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[L'Arcolaio, 2015 -  I Fuori Collana, diretta da Fabio Michieli]

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Un libro segnato dalla privazione, dalla violenza quasi paradossale che il contesto ospedaliero esercita sull’io, il quale si fa latente, nel momento in cui perde, sradicato da esso, il referente reale per pervenire inconsciamente a quella sopra-realtà in cui il caos, creato dall’imminenza della morte, dilaga e a cui si oppone, per un momento, una ironia folle e ingenua, di chi non ha alternative se non lasciare, nelle mani (impotenti) altrui, ciò che si ha di più prezioso: il proprio corpo, la salute e dunque sé stessi.

Giorno #4


- abbiamo tanto bisogno di tutto ciò che piangiamo -

nell’acqua svelta della mattina a spruzzi
si contiene la voce che manca e i pianoforti
piccolini, piano aggiunti
nei passi ossuti

verso la porta nel tempo
di arrivare
e svanire, di nuovo , raggiunti
nel bianco

quando ci siamo rivisti
c’era molto caldo
e avevamo la raccolta
delle lacrime agli occhi

ci siamo seduti come attorno
a un tavolino da giardino
senza che ci fosse alcunché,
da appoggiare o stendere

e ci siamo detti del tempo
e delle zanzare e tutti gli altri insetti
volando mentre i vecchi guardavano
il telegiornale, poco più in là

nel tempo che occorreva
per saperci (di) tutto
coi minuti sfoltiti come siepi
precipitose, al collo

ritagliati nello spazio
che si sporge oltre i davanzali
che di là ci sono i muri (le ringhiere)
ci sono le voci perdute, ci sono i sonno-incoscienti

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